martedì 25 settembre 2012

11. IL MARTIRIO DI CONCETTA



 di Luigi Mariano Guzzo

Il 22 agosto del 1948, di domenica, di buon mattino, Concetta con la zia Maria, incinta di otto mesi, e lo zio Giovanni si portarono nel fondo “Sarusi” di Stalettì, a località Copanello, a raccogliere fichidindia. Alle 7 erano già a lavoro.
“Io sono più lunga, li prendo io i fichidindia; tu tieni il paniere” disse Concetta alla zia Maria. E poi invitò lo zio a prendere un po’ di legna anche per lei nella casetta vicina.
Ad un tratto sentirono un rumore di passi e un contadino che disse: “sunnu docussutta” (sono laggiù). Comparve il Messina: anche egli era partito di buon’ora da Gasperina dicendo alla moglie: “Vado a piangere la mia sfortuna sotto la siepe, ma con me deve piangere anche qualche altra persona”.
Venitinda” (vienitene), gridò il Messina a Concetta puntandole contro la rivoltella. E rivolto alla zia Maria: “Adesso andate e mi denunciate?!”.
“Concetta deve venire con me, altrimenti non me ne vado. Venitinda”, ribattè nuovamente il Messina. “No”, fu la risposta secca di zia Maria.
Intervenne Concetta: “E’ un peccato! Non voglio dare questo scorno alla mamma”.
Un certo Antonio Camastra, detto Zibibbo, che si trovava nei paraggi, le consigliò di andare: “Vai figlia, che se no ti ammazza”.
E lei con fermezza rispose: “Megghiu u moru ca un nci dugnu stu scornu alla mamma e offendu u Signuri” (Meglio che muoia piuttosto di dare questa vergogna alla mamma e offendere il Signore).
Poi Concetta da dietro abbracciò il pancione della zia per paura di essere sparata.
Il Messina si avvicinò e strattonò la zia. Fece cadere Concetta e su di lei anche la zia.  Afferrò la zia, la buttò di lato e sparò su Concetta che tremava di paura con gli occhi chiusi e la testa tra le braccia. Aveva soltanto 24 anni e tanti sogni nel cassetto.
L’ingegnere Giovanni  Gatti sentì i colpi e piangendo accorse: “Povera Concettina, angelo di purezza”.
Il Messina, puntandosi la rivoltella alla tempia, fece partire un colpo . Avrebbe voluto cadere sul corpo esamine di Concetta. Ma inciampò e scivolò lontano una cinquina di metri. A una manciata di metri dalle cristalline acque del mar Jonio, si consumò l’estremo sacrificio di Concetta.

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